BCI e Realtà Virtuale: il prossimo livello del gaming si gioca con la mente
- Giuseppe Rocco
- Innovazione e Tecnologia
- 7 min di lettura

Si può giocare a un videogioco usando soltanto la forza del pensiero? La risposta è: quasi. Ad oggi non è più fantascienza, bensì una possibilità sempre più concreta grazie alle Interfacce Cervello-Computer (BCI), ovvero una tecnologia che permette al cervello umano di comunicare direttamente con i sistemi digitali.
Negli ultimi anni, le BCI hanno fatto passi da gigante, spostandosi dai laboratori di ricerca al settore dell’intrattenimento, in particolare nella Realtà Virtuale (VR). I primi prototipi e progetti sperimentali sembrano già dimostrare come sia possibile giocare usando solo le onde cerebrali, per ottenere un livello di immersione e controllo mai visto prima.
Non si tratta solo di comodità, ma di un nuovo paradigma del videogioco, dove l’esperienza diventa più profonda, personale e istintiva.
In questo articolo esploreremo cosa sono le BCI, come funzionano, a che punto è la loro applicazione nel mondo VR, ma soprattutto cercheremo di capire come potrebbero trasformare il modo in cui viviamo il gaming ed aprire orizzonti inesplorati.
Come funzionano le BCI e cosa sono oggi

Le BCI (Brain-Computer Interfaces) promettono di bypassare tutti gli strumenti intermediari utilizzati finora, in modo che il nostro pensiero possa interagire direttamente con il mondo digitale.
Ciò che fanno le BCI, quindi, è consentire al cervello umano di comunicare direttamente con un computer o un dispositivo digitale.
Ma come funziona questa tecnologia?
La BCI trasforma l’attività neurale in comandi interpretabili da un sistema informatico. L’attività cerebrale viene rilevata attraverso vari metodi e – nel contesto del gaming – ciò è possibile grazie ad elettroencefalogrammi (EEG) non invasivi.
Questi dispositivi (spesso integrati in fasce o cuffie) rilevano i segnali neurali generati quando pensiamo, immaginiamo o proviamo determinate emozioni, mentre sono poi degli algoritmi sofisticati che interpretano i segnali, traducendoli in comandi specifici che il gioco può riconoscere ed eseguire.
Attualmente, le BCI trovano applicazione in diversi settori:
- Medicina: aiutano persone con disabilità motorie a controllare arti robotici o cursori con il pensiero.
- Ricerca neuroscientifica: per studiare i processi cognitivi in tempo reale.
- Gaming e la VR: le interfacce sperimentali per questo settore sono promettenti e in crescita.
Questa connessione diretta apre la strada a modalità di controllo più intuitive e dirette, basate sul pensiero. In questo modo, immaginare un’azione e visualizzarla nella propria mente permetterà di compiere quell’azione nel mondo virtuale in maniera straordinariamente naturale.
Le BCI possono anche interpretare stati emotivi o intenzioni più complesse e i vantaggi di questo approccio sono molteplici. In sintesi, sebbene siamo ancora lontani da un’adozione di massa, i progressi sono costanti e suscitano grande interesse.
Pensate alle opportunità: nei giochi fantasy, ad esempio, un mago potrebbe evocare incantesimi con la sola forza della mente, sentendosi un vero possessore di poteri. In un simulatore di volo o in un’esperienza chirurgica VR, invece, la velocità e la precisione del controllo mentale migliorerebbero esponenzialmente la fedeltà e l’efficacia della formazione.
Giocare con la Mente: l’Immersione Definitiva

Negli ultimi anni, diverse aziende hanno iniziato a esplorare l’uso delle BCI nei videogiochi, soprattutto in ambienti VR:
- Neurable ha sviluppato una cuffia compatibile con la VR che rileva quando l’utente è mentalmente concentrato o distratto, permettendo azioni cognitive (es. selezionare oggetti con l’intenzione).
- NextMind (acquisita da Snap Inc.) ha progettato un dispositivo EEG che consente all’utente di interagire con un ambiente digitale guardando un elemento e pensando a un’azione.
- Valve ha collaborato con OpenBCI per integrare sensori cerebrali nei visori VR, come il prototipo Galea, in grado di leggere attenzione, stress e risposta emotiva.
- Emotiv produce diverse cuffie EEG (come Emotiv Insight ed EPOC Flex) utilizzate per ricerca scientifica, controllo a mani libere e anche per applicazioni ludiche e di intrattenimento.
Queste aziende stanno sviluppando tecnologie che mostrano il potenziale incredibile delle BCI nel mondo del gaming. Le demo attuali permettono già di controllare semplici oggetti virtuali o di navigare interfacce usando la sola attività cerebrale, delineando un futuro dove il confine tra il giocatore e il gioco si assottiglia sempre più.
Un altro aspetto interessante è quello dell’integrazione con altre tecnologie. Ad esempio, l’eye-tracking, già presente in alcuni visori VR, può combinarsi con le BCI per creare interfacce utente incredibilmente intuitive.
Pensiamo allora ai vantaggi e alle potenzialità legate all’uso delle BCI per i videogiochi.
Il primo fra tutti è sicuramente la velocità e la reattività. Eliminare i millisecondi necessari per premere un tasto o muovere una mano significa una risposta quasi istantanea dell’azione virtuale alla tua intenzione. Questo non solo rende il gameplay più fluido, ma aumenta anche la sensazione di controllo.
In secondo luogo, le BCI promettono di rendere il gaming più accessibile a persone con disabilità motorie, offrendo loro la possibilità di partecipare pienamente a esperienze che prima erano precluse.
Infine, c’è un’incredibile sensazione di intuizione: l’azione diventa un’estensione diretta del tuo pensiero, un legame intimo tra la tua mente e il mondo di gioco.
Molti dei risultati ottenuti finora si basano sulle Motor Imagery BCI (MI-BCI), ovvero BCI che interpretano l’attività cerebrale generata quando una persona immagina di compiere un movimento, anche senza eseguirlo fisicamente. Queste intenzioni motorie possono poi essere mappate a comandi specifici.
Tuttavia, nonostante i progressi, le BCI hanno ancora dei limiti da superare:
- Bassa risoluzione dei segnali EEG
- Rumore e interferenze ambientali
- Latenza tra pensiero e azione percepita
- Costo elevato dei dispositivi consumer-friendly
- Addestramento necessario per il cervello (e per l’algoritmo) a comprendere i comandi.
Cosa ci aspetta dalle BCI nei videogiochi VR

Le BCI applicate alla VR possono superare le barriere fisiche tradizionali ed offrire esperienze più fluide, istintive e immersive.
Le interfacce cervello-computer possono riconoscere intenzioni cognitive: ovvero, determinati schemi di pensiero associati a comandi specifici. Questo significa che il giocatore potrà muovere un personaggio o un oggetto solo pensando all’azione, oppure lanciare un incantesimo focalizzandosi su un’area dello schermo o anche interagire con l’ambiente attraverso uno stato mentale (come ad esempio il rilassamento o la concentrazione).
Questa fusione tra BCI e VR è destinata a trasformare radicalmente le esperienze di gioco.
Awakening di Neurable, ad esempio, è stata una demo VR che ha fatto scalpore nel 2017 e si trattava proprio di un gioco controllato dalla mente in cui i giocatori potevano interagire con il mondo virtuale senza l’uso di controller fisici.
Le BCI possono anche interpretare stati emotivi e livelli di attenzione. Questo apre la strada ad un gaming dinamico e reattivo, in cui sarà possibile costruire esperienze su misura, uniche per ogni giocatore.
Ciò renderebbe possibile:
- una narrativa dinamica, dove il gioco sceglie percorsi alternativi in base alle tue scelte mentali.
- avversari intelligenti che rispondono al tuo stress o esitazione
- esperienze meditative o cognitive nei giochi che aiutano a rilassarsi, concentrarsi o allenare la mente.
Galea, ad esempio, è un visore sperimentale che combina EEG, elettromiografia facciale e monitoraggio del battito cardiaco per creare esperienze immersive a 360°, sensibili alle emozioni e agli impulsi mentali.
Presenza Totale nei Mondi Virtuali: Cosa Comporta?
Nel gaming VR tradizionale, la sensazione di “presenza” si basa su visione, suono e movimento del corpo. Con le BCI, invece, entra in gioco un quarto elemento: l’intenzione cognitiva. Il gioco non reagisce solo a ciò che fai, ma pure a ciò che pensi di fare.
Questa simbiosi mentale-tecnologica promette esperienze più fluide, istintive e personali.
È chiaro che per raggiungere appieno questa integrazione profonda serve superare ancora diverse sfide tecniche, ovvero:
- sistemi capaci di interpretare segnali mentali complessi, affidandosi a modelli di machine learning avanzati in grado di apprendere e adattarsi nel tempo.
- saper distinguere con precisione tra pensieri intenzionali e rumore mentale, evitando che il gioco reagisca a impulsi casuali o involontari.
- un processo di training neurale continuo e adattivo per rendere le interfacce altamente personalizzabili.
Tuttavia, se da un lato le potenzialità e le aspettative nei confronti delle BCI sono elevate, rimane da considerare pure un aspetto cruciale: il carico cognitivo. Usare la mente in modo continuo per interagire con un mondo virtuale, infatti, può risultare mentalmente stancante dopo lunghe sessioni, potenzialmente stressante e a rischio di sovraccarico sensoriale.
Infine, vanno considerate implicazioni etiche delle BCI, perché quando i giochi iniziano a leggere emozioni, stati mentali e intenzioni, emergono nuove domande su dove finiscono questi dati, su chi può accedervi e sul fatto che le esperienze dei giocatori possano essere manipolate.
A differenza dei dati biometrici (es. battito cardiaco), le onde cerebrali sono profondamente personali, e il loro utilizzo richiederà regolamentazioni precise, trasparenza da parte degli sviluppatori e strumenti per garantire la consapevolezza e il consenso dell’utente.
Oltre l’Entusiasmo: Ostacoli, Dubbi Etici e il Futuro delle BCI

Il cervello diventerà il controller definitivo? Le interfacce cervello-computer rappresentano sicuramente una delle frontiere più affascinanti e promettenti del futuro del gaming, ma siamo ancora nelle fasi iniziali.
I primi esperimenti mostrano chiaramente che giocare con la mente è una possibilità reale, non solo un sogno futuristico. È quindi probabile che le BCI inizieranno presto ad integrarsi nel mondo del gaming per offrire modalità di gioco alternative.
In questo scenario, intenzione e azione potrebbero presto fondersi, aprendo le porte a una nuova forma di immersione: più profonda, personale e naturale. Inoltre, sono sicuramente una preziosa opportunità per persone con disabilità motoria, perché offrono accessibilità senza precedenti.
Non si tratta solo di tecnologia, ma di un’evoluzione del rapporto tra esseri umani e realtà virtuale. Un’evoluzione che promette inclusività, creatività e nuove esperienze mai provate prima.